Le parole di Claudio sono esemplari per capire il senso di “Abitare Solidale”:
“Lavoro come operaio generico in ospedale da ventidue anni” dice Claudio ”e sono stimato e amato dai miei colleghi, sicuramente più che dai miei familiari. Ho sempre vissuto con i miei genitori e mi sono preso cura di loro e loro di me. Il nostro rapporto è stato amorevole, profondamente legati fino alla fine. Alla morte di mio padre siamo rimasti io e mia madre da soli, è stata dura ma abbiamo continuato a vivere con il dolore della perdita fino a che anche la sua salute non peggiorò.
Quel giorno me lo sentivo, non volevo andare a lavorare, ma lei insistette. Fu un colpo quando squillò il cellulare e un mio collega mi informò che era deceduta. L’ho amata e curata come nessun’ altro ha saputo fare, nemmeno le mie sorelle che in ogni modo mi facevano sentire sempre l’escluso della famiglia. Alla morte di mia madre i nostri rapporti peggiorarono ancor di più, se fosse stato possibile, in particolare con una mia sorella con cui non c’è mai stata, né c’è, comunicabilità. La perdita di mamma, le discussioni frequenti, le incomprensioni e le cattiverie continue fra me e mia sorella, mi costrinsero ad una solitudine che era vero e proprio abbandono.
Ecco, mi sentivo abbandonato a me stesso, e non avevo più forza di vivere. La mia esistenza divenne così gravosa che mi ammalai, mi sentivo come in un tunnel senza uscita. Non ce la facevo più, mi ammalai, caddi in depressione, non sapevo e non volevo più vivere.
Perché ti sei rivolto ad Abitare Solidale, i motivi, le aspettative?
Ero malato di solitudine, la casa vuota, l’abbandono e il silenzio al rientro dal lavoro mi opprimevano. Il dolore della morte di mamma non mi lasciava un momento, e in più l’allontanamento delle mie sorelle mi aveva abbattuto, ero triste, confuso, destabilizzato. Ne parlai con l’Assistente Sociale del Comune di Firenze, una donna eccezionale: lei capì il mio avvilimento e mi fece intravedere la possibilità di venirne fuori attraverso un progetto dell’associazione Abitare Solidale. Grazie a questa dottoressa comprensiva tornai a sperare.
Avevi dubbi e incertezze in merito al progetto?
Sono fiducioso di carattere, sapevo che mi avrebbero aiutato, ci contavo per uscire dallo sconforto. Ero certo che quanto mi era stato anticipato sul progetto era valido, che avrebbero risolto e alleviato il mio malessere, non dubitavo proprio del progetto, la mia preoccupazione era un’altra: ce l’avrebbero fatta ad aiutarmi a combattere l’ostruzionismo dei miei familiari, e questi mi avrebbero lasciato decidere e accettare la soluzione proposta da Abitare Solidale? E soprattutto: la persona che poteva essere la mia coabitante, sarebbe stata disposta a scontrarsi con la ferrea barriera che è mia sorella? Questi sono stati i dubbi che mi hanno tormentato, il progetto, no.
Qual’ è stato il primo impatto con gli operatori e con la coabitante?
Mi sono trovato subito in sintonia con loro. Quando proposero di ospitare Maria e mi parlarono di lei divenni impaziente, ero certo che era vicino il momento in cui sul serio avrei potuto ricevere la manna dal cielo, anche se sapevo che sarebbe iniziata una nuova guerra con mia sorella; ma grazie a questi ragazzi, ora mi sentivo più forte e disposto a lottare per me stesso. Sì, Abitare Solidale è stata la mia manna dal cielo, indubbiamente. Quando ho incontrato Maria, mi sono sentito rinascere per davvero, mi è subito apparsa gentile e affettuosa, il primo impatto è stato come vedere una persona amica da tanti anni. Avevo atteso il momento di conoscerla con impazienza e forte timore, avevo paura che sotto le pressioni di mia sorella sarebbe fuggita. Sai, ho dovuto scontrarmi ripetutamente con mia sorella che arrivò al punto, come ti dicevo, di prendere provvedimenti per farmi interdire. Immagina quanto non ho patito, e quanta pazienza e saper fare hanno avuto questi ragazzi e Maria stessa! Non fosse stato per la loro disponibilità e il loro aiuto, non sarei mai riuscito ad avere un po’ di pace.
Com’è cambiata la tua vita?
Ringrazio e ringrazierò sempre Desirée e Gabriele che mi hanno ridato la vita. Voglio ripeterlo: per me è scesa la manna dal Cielo, la mia rinascita. Ho ritrovato il sorriso e la serenità, sono di nuovo una persona ottimista e attiva. Le mie giornate ora le vivo con più quiete grazie al rapporto con Maria, la persona che con la sua presenza ha cancellato il nero della solitudine. Ho sofferto davvero tanto: questa casa dopo la morte dei miei genitori aveva un silenzio che mi buttava sempre più giù. Ora so che c’è una persona in un’altra stanza, ho compagnia durante i pasti, al mattino ci sono rumori che non sono solo i miei, posso parlare e sentir parlare. Il silenzio non c’è più. Non hai idea di come sia rassicurante sentire la chiave nella toppa che annuncia il rientro di Maria…
Persino i rapporti con mia sorella, che pure all’inizio ha vessato Maria, ora sono più civili.